giovedì 24 aprile 2014

Viaggio in Bretagna prima parte



Sembrava che il momento di partire non dovesse mai arrivare....faceva un gran caldo, avevamo mille cose da fare, ma la testa era già partita da un pezzo verso il fresco e non riuscivamo più a concentrarci sul quotidiano.
Invece, poi, l'ora di andare è arrivata e la vacanza...puff! è volata via in un attimo...e siamo di nuovo qui, ancora nel gran caldo e ancora con mille cose da fare.
Ma non ci lamentiamo di certo, perchè il viaggio è stato molto bello e siamo gratificate dall'averlo potuto fare.



La distanza da percorrere era parecchia, quindi abbiamo fatto una sosta a metà strada circa e abbiamo passato una notte in Borgogna a Beaune.


Beaune- lavatoio

Sorvolo sulle code al San Gottardo e a Basilea, perchè di nullo interesse per chi legge, anche se  pesanti a viverle. E non vi racconto nemmeno della grandezza delle stanze con bagno prenotate per dormire....forse la Barbie ci sarebbe stata comoda  ma noi, come ben sapete, abbiamo ben altre dimensioni....Transeat! Siamo sopravvissuti!
La Borgogna è molto bella, ricca di vigneti, castelli e abbazie. Non è la prima volta che la vediamo e ne rimaniamo sempre affascinati.





A Beaune la gente non dice "ho una casa", ma "ho una cantina". Questo per spiegare l'importanza delle vigne e dell'industria del vino per questo popolo. A noi, però, questo importa poco.....quello che abbiamo visto e che vogliamo raccontarvi è l'Hotel Dieu. Guardate che tetti!!!







Hôtel-Dieu è il nome dato in Francia fin dal VII secolo a strutture edilizie assistenziali situate in genere nei pressi delle cattedrali e posti alle dipendenze del vescovo. Inizialmente destinate quale alloggio per i pellegrini e viaggiatori da evangelizzare, a poco a poco assunsero funzioni ospedaliere trasformandosi o in ospizi per anziani e insieme ospedali generali o in ospedali veri e propri, che accoglievano anziani ed ammalati.




Quello di Beaune è stato fondato nel 1443 dal cancelliere Nicolas Rolin, che vi fondò l'ordine delle suore Ospedaliere di Santa Marta. Completato nel 1457, è celebre tanto per la sua architettura tradizionale borgognona che per i suoi vigneti, la cui produzione vinicola è commercializzata con il nome di "vendita dell'ospizio di Beaune".
Ogni anno,da 500 anni, la terza domenica di novembre, si tiene nell'ospizio una vendita  di beneficienza effettuata a lume di candela, per rispettare la tradizione. Il ricavato va a favore della ricerca medica e delle case di cura e di riposo per anziani della regione. Il principale motivo per cui questa vendita ha assunto fama mondiale, è che proprio qui ogni anno, vengono fissati i prezzi dei vini.



Si staglia nel cielo di Beaune l'alto e aguzzo tetto in ardesia dell'antico ospedale, slanciato da una imponente guglia e decorato da piastrelle smaltate multicolori e disegni geometrici;è un gioiello dell’architettura fiamminga ed è ancora oggi in splendide condizioni, avendo mantenuto la sua funzione fino al 1971.




Entrando, lo sguardo abbraccia la bellissima “cour d’honneur”, incorniciata da un portico sorretto da esili pilastri, sormontato da una balconata in legno.


Un giro negli interni porta a scoprire la Grande Sala, detta Camera dei Poveri, lunga 72 metri, con 28 letti a baldacchino su cui veglia una “Pietà” in legno policromo del XV secolo. Seguono le sale Ste-Anne, St-Hugues e St-Nicolas, l’antica cucina, la farmacia, la sala degli arazzi e quella del Polittico, che ospita il celebre “Giudizio Universale” di van der Weyden.    













Uscite dall'ospizio, abbiamo avuto la fortuna di capitare in mezzo ad un bellissimo mercato. Devo fare tanto di cappello ai francesi per quanto riguarda i mercati, perchè sono davvero molto più belli dei nostri:







e alla fine del mercato.....c'era un mercatino di cose vecchie!!!!







Non ci crederete (!), ma...anche lì sono riuscita a comprare qualcosa!



Abbiamo girato per la cittadina, dimenticando l'orologio e quando ci siamo accorti che il tempo passava, ci siamo rimessi in macchina perchè c'era ancora metà del viaggio da fare.
A questo punto, visto che era tardi, abbiamo deciso di non fare tappa all'abbazia di Fontenay, che avevamo già visto più di una volta, ma dove amiamo ritornare....



Questa abbazia, secondo me, è un luogo altamente spirituale. E' situata in mezzo alla campagna, nel silenzio e nella tranquillità. Il paesaggio bucolico rasserena l'animo e predispone a pensieri un po' più elevati di quelli a cui siamo abituati ( parlo per me, naturalmente):



l'austerità e la semplicità delle costruzioni riconciliano  con l'esigenza di pregare senza essere distratti da ori, orpelli e magnificenze che si trovano in molte chiese ammirate forse più per la loro ricchezza, che per il messaggio che dovrebbero trasmettere:



Insomma, mi è dispiaciuto non ritornare a Fontenay, ma la Bretagna ci aspettava impaziente!
E alla fine siamo arrivati  a destinazione. La nostra "gite" non era facile da trovare, sepolta in mezzo al verde della campagna, lontana da ogni piccolo paese, ma alla fine eccoci qui:



in questa orangerie, trasformata in casa degli ospiti, abbiamo passato la nostra settimana, tornandoci tutte le sere per cucinarci un pasto decente e riposare dalle fatiche delle scoperte quotidiane.




La scelta del campo base fatta da Dindi si è rivelata così azzeccata da rappresentare  il luogo ideale per trascorrere un'intera vacanza di relax. Gli ingredienti ? il verde, i fiori, il silenzio, gli spazi aperti












e per lustrarci gli occhi una gran bella piscina....




 La nostra gite è davvero accogliente, arredata con semplicità e gusto, con tante cornici alle pareti piene di vecchie foto in bianco e nero, messe lì apposta per farti sentire a casa. L'hanno chiamata l'Orangerie, perchè un tempo fungeva da serra e chissà quanti profumi ha custodito!










Ma non siamo arrivati fin qui per farci cogliere dalla pigrizia. La Bretagna ci aspetta con tutti i suoi tesori. Giorgio e Dindi hanno già visitato la regione altre volte e sanno come programmare le giornate.
Domenica si punta sulla costa nord orientale, chiamata Cote d'Emeraude.

Anche qui , come del resto lungo tutte le sue coste, è un susseguirsi di insenature spesso profonde dove le rocce a picco sul mare si alternano a spiagge levigate, frutto di una marea che sale e scende disegnando il paesaggio a suo piacimento.
Le giornata è stupenda, piena di sole; la temperatura è attenuata dalla brezza che soffia dal mare e gonfia le vele delle barche impazienti di prendere il largo.







La Bretagna ha fama di essere una regione piovosa ma oggi è davvero difficile crederlo. Passeggiando per le strade del paese si scoprono giardini piccolissimi ricchi i fiori eccezionalmente rigogliosi.







Più avanti, proseguendo lungo la costa, si aprono ampie insenature sabbiose chiamate, per via del loro colore, les sables d'or.





Più che sabbie d'oro potrebbero essere definite sabbie fantasma, perchè spariscono e riappaiono per effetto dell'alta marea.
In auto ci avviciniamo alla punta estrema del promontorio, chiamato Cap Fréhel dove si trova un grande faro.




In contrasto con il blu intenso del mare spiccano il giallo luminoso della ginestra e il rosso cupo dell'erica.





Questo paesaggio mi ricorda i fiordi scandinavi e le rupi a picco sul mare di Capo Nord. In una giornata così limpida e da un punto di osservazione così speciale sembra di scorgere sulla linea dell'orizzonte, dove l'azzurro del mare e del cielo si incontrano, una lingua di terra. Sarà forse la Cornovaglia? No, troppo lontana... è solo un'illusione ottica.
Riprendiamo un attimo fiato, godendoci il panorama mentre i gabbiani si radunano a frotte sugli scogli con il loro assordante richiamo e prima di rientrare alla gite non ci perdiamo la visita di Fort la Latte.
Fort la Latte è un castello che , come il Faro, si trova in posizione strategica sulla punta di un promontorio.



Si racconta che sugli spalti di questo castello siano state girate alcune scene del film "I Vichinghi", un colossal degli anni '50 con Kirk Douglas e Tony Curtis. Sulla veridicità di questa informazione ho qualche dubbio, dal momento che secondo altre fonti il film fu girato in Croazia e in Norvegia. Ma la cosa mi sembra di secondaria importanza. Certo che tutte le leggende che permangono nella tradizione popolare di questa regione incoraggiano a dare spazio alla fantasia, il che mi sembra un ottimo esercizio per liberare la mente e sollevare lo spirito.








La prima giornata della nostra vacanza è stata ben spesa. Possiamo archiviarla con soddisfazione.


Sempre con l'idea che il tempo avrebbe potuto cambiare da un momento all'altro, il lunedì abbiamo deciso di andare all'isola di Brehàt, per approfittare di un'altra splendida giornata.


E' chiamata l'isola dei fiori, per via delle splendide fioriture che si possono ammirare nei giardini e nei prati. Il clima è molto favorevole e forse anche il fatto che non ci sono automobili, aiuta a rendere l'aria migliore.
Ecco una panoramica di quello che abbiamo visto:











L'isola ( in realtà due isole unite da un ponte), dista dalla terraferma una decina di minuti di traghetto. Arrivando si possono noleggiare delle biciclette, oppure, come abbiamo fatto noi, si va a piedi. E' una passeggiata stupenda, con panorami a destra, sinistra, davanti e dietro e non si sa più dove volgere lo sguardo tra fiori, cale, calette, case di pescatori e stupende case di vacanza evidentemente da ricchi:

















La mattina è volata e incominciavamo a sentire il caldo. Naturalmente avevo sbagliato in pieno l'abbigliamento, mettendomi dei jeans....così invece di abbronzarmi almeno le gambe, con un paio di bermuda, mi sono abbronzata solo i due pezzi di piedi lasciati liberi dai sandali e gli avambracci...Uff!
Dopo pranzo abbiamo ripreso il cammino e da bravi furboni, ci eravamo lasciati indietro il pecorso più pesante: la salita alla chiesetta di San Michele...non so quanti gradini sotto un sole implacabile!
Per fortuna l'arietta che spirava era bella fresca e ci è stata di aiuto.
La vista dalla collinetta era questa:




Giorgio era ancora abbastanza arzillo, ma io e Mianna camminavamo rasente i muri, cercando invano angolini ombreggiati....BASTA! Abbiamo deciso di tornare.



Nel frattempo la marea ci aveva preparato il solito scherzetto: ritirandosi un bel po' aveva fatto in modo che per prendere il traghetto dovessimo farci a piedi un bel paio di kilometri in più..... sotto il sole cocente,in mezzo alle esalazioni marine e ad uno spettacolo bellissimo:




Una magnifica giornata, alla fine della quale abbiamo benedetto il fatto di non essere in albergo, di non doverci vestire e di uscire per cenare e tirare l'ora di dormire!
Il cielo, a nord, è chiaro fino a molto tardi e il nostro cuoco ci ha preparato qualcosa di meglio delle solite galettes o mules con frites!!
Quando finalmente arriva il buio, il cielo stellato è uno spettacolo! Non c'è inquinamento luminoso ad attutire lo splendore delle stelle; c'è il silenzio rotto solo da qualche belato e sembra di essere soli sulla terra.














Martedì al risveglio il cielo continua ad essere terso. Dopo
una notte di sonno ristoratore, un toccasana viste le fatiche di Bréhat, siamo pronti per affrontare nuove imprese.
Il programma prevede una visita a Dinan.


Dinan è una cittadina il cui centro storico è adagiato su un altopiano che si affaccia sul fiume Rance. La sua posizione strategica lungo le strade che  nel XIV secolo collegavano Rennes alla Normandia  fece di Dinan una prosperosa città, grazie ai commerci con l'Inghilterra e le Fiandre.
Con cadenza biennale la cittadina rivive con la Fete des Remparts (Festa dei Bastioni) l'antica atmosfera medievale con tornei cavallereschi e sfilate in costume, ma è lo stesso centro storico, con le caratteristiche case a graticcio, che si propone ogni giorno come un viaggio nel passato.











Ancora oggi la città è cinta dai suoi bastioni, i più importanti e antichi della Bretagna.
Dal centro storico una stretta strada lastricata di pietre scende al porto, sul fiume; ai lati si affacciano piccoli negozi,creperies, qualche giardino e ancora  vecchie case a graticcio










Generalmente si ritiene che una strada in discesa, per quanto lunga, non comporti il dispendio di tante energie, a meno che , come nel nostro caso, non venga percorsa sotto il sole di mezzogiorno e allora, come si suol dire, è un'altra musica...L'idea di rifarla in salita per tornare all'auto parcheggiata nella città vecchia è fisicamente inaccettabile.
Per nostra fortuna vediamo sbucare dal lungofiume uno di quei trenini per turisti frettolosi che ci riporta oltre i remparts.
Così dopo un pasto veloce riprendiamo il cammino. 
Il programma prevede una puntatina a Dinard e poi St. Malo.
Occorre dire che non è facile familiarizzare con i nomi delle località in questa regione, un po' perchè spesso sono simili ( vds. Dinan/Dinard) e un po' perchè nella segnaletica stradale vengono indicati sia con il nome francese, sia con quello bretone.
Dinard secondo le guide turistiche è una cittadina sul mare dove già dagli inizi del secolo scorso amavano villeggiare  i turisti inglesi particolarmente danarosi. Si notano infatti grandi alberghi, il Casinò, negozi di lusso. E' impossibile accedere con l'auto al lungomare, in realtà è difficile anche trovare un parcheggio, e così proseguiamo lungo la litoranea che si inerpica sulla costa rocciosa e ammiriamo le ville con vista panoramica sul mare.











Arriviamo a St.Malo che si presenta con i suoi possenti bastioni.



St. Malo è, come noto, una città costiera il cui porto si affaccia sul canale della Manica. Aperta al commercio marittimo fin dal Medio Evo, la città si è fatta notare a poco a poco come la più famosa città corsara. I corsari lavoravano al servizio del re (mentre i pirati erano "lavoratori autonomi") e quindi dovevano rispettare specifici regolamenti e rendere conto del loro operato.
Ancora oggi visitando la città vecchia, definita "intra muros", si notano tracce di questo passato soprattutto sulle insegne dei locali






Questa volta ci facciamo furbi e addocchiamo subito la fermata del trenino per turisti pigri, che come prevedibile ci porta per le strade affollate del centro. La voce metallica del disco narratore ci racconta, con assoluta faziosità, dell'accesa rivalità nel passato fra St.Malo e l'Inghilterra. Nomi e date si perdono nel rumore della strada ma riusciamo a cogliere la sintesi di un aneddoto che suona significativo : pare che durante uno scontro il Generale inglese rimproverasse al Generale francese di combattere esclusivamente per il denaro e non per l'onore come faceva lui. Al che il francese replicò che in effetti le cose stavano così, perchè ciascuno combatte per le cose che NON ha...
Al termine del tour riprendiamo l'auto e rientriamo "chez nous".... è così facile ambientarsi quando tutto fila liscio !!



PS. per chi fosse interessato....Dindi ricorda che a Dinan, sulla strada in discesa, c'era il bellissimo negozio di merceria antica Fleur de lin et bouton d'or.....non c'è più!! Al suo posto una caffeteria! Che peccato!!!












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