giovedì 24 aprile 2014

Mercato al Naviglio Grande

Tempo fa, prima che i mercatini dell'usato nascessero come funghi in ogni piazza di paese, capitava a volte che alla quarta domenica del mese, con Dindi si decidesse di fare un giro ai Navigli.




Partivamo nella prima mattinata e in poco tempo eravamo  al parcheggio di Porta Ticinese.Le bancarelle ci aspettavano ben allineate lungo le due sponde del Naviglio Grande e già c'era una discreta folla di visitatori.
Per abitudine risalivamo lungo il lato sinistro del canale, più spazioso rispetto a quello destro, e ci fermavamo ad osservare minuziosamente quasi ogni bancarella, senza trascurare un'occhiata ai bei negozi di antiquariato e alle librerie che si affacciavano sulla strada. Quasi sempre Dindi era nel bel mezzo di una collezione e il suo sguardo finiva sempre su qualche oggetto particolarmente interessante.




Verso mezzogiorno ci trovavamo alla fine del percorso proprio in corrispondenza di una "risotteria " dove, tra una strampalata collezione di radio e grammofoni di ogni epoca, potevamo concederci una pausa consumando un ottimo risotto.

Una volta attraversato il ponte sul canale, riscendevamo sulla riva opposta, passando per l'antico lavatoio. 







Nel frattempo il numero dei visitatori era aumentato. Su quel lato della strada, oltre a numerosi bar e ristoranti, si affacciavano anche i tipici cortili di ringhiera , al cui interno c'erano spesso in mostra i quadri dei pittori che  ritraevano proprio quegli angoli di Milano.






Un cono gelato e poi a casa, magari con un percorso un po' tortuoso, perchè si sa , tra una chiacchiera e l'altra, può capitare che un'indicazione stradale sfugga....

Ricordo con piacere quei giri ai Navigli e mi sono tornati in mente sfogliando una vecchia rivista del '99, dove in un articolo a firma Roberta Migliavacca si racconta il "Mercatone dell'Antiquariato" come segue:

Bisogna venire proprio qui, a Porta Ticinese, per ritrovare l'atmosfera della vecchia Milano, quella degli anni in cui era l'acqua, e non l'asfalto, a determinare la fisionomia urbana e la viabilità.Non ci sono più le mura della cittadella di un tempo, ma "quei due lunghi sobborghi protesi, tra mezzodì e ponente, in riva ai navigli" hanno conservato l'architettura e i tratti salienti di un passato del quale,nel resto della città si è perduta ogni traccia.Per questo, più Milano costruiva la propria modernità,più la zona attorno al Naviglio Grande diventava per la gente il luogo della memoria. Per primi se ne accorsero gli artisti che, sul finire degli anni Sessanta,cominciarono ad insediarsi nelle botteghe interne alle corti delle case di ringhiera. Poi arrivarono gli antiquari, che si sono via via accaparrati la maggior parte dei negozi affacciati lungo la Ripa e l'Alzaia. Infine , nel 1982,il rione fu eletto a furor di popolo per ospitare, nella propria caratteristica cornice, il grande appuntamento mensile con i mobili d'antiquariato, gli oggetti di brocantage  e tantissime curiosità per i collezionisti più disparati.Il Mercatone viene allestito all'ultima domenica del mese e si snoda su di un percorso di quasi due chilometri, da viale Gorizia al ponte di via Valenza, occupando anche i cortili e le vie affacciate lungo le sponde dell'antico canale.Coperti da tendoni e ombrelloni colorati, sono all'incirca 500 i banchi sui quali fa bella mostra di sè un vero e proprio tripudio di porcellane, orologi, argenti, bambole, giochi di legno e di latta,occhiali, cappelli e vestiti di tutte le fogge,e ancora bastoni, vetri,utensili di mestieri scomparsi e attrezzi rurali, oggetti di modernariato, insegne pubblicitarie oltre a dischi in vinile, fumetti, libri, stampe, cartoline e foto d'epoca. A ridosso dei massicci parapetti ai bordi dell'argine, direttamente appoggiati sul pavè, sono schierati armadi, credenze, cassettoni, angoliere, cassapanche, sedie, poltrone, divani e tavoli. Ottocento e primi del Novecento sono le epoche più gettonate, mentre per la ricerca di pezzi più impegnativi basta volgere lo sguardo alle vetrine degli antiquari, i cui negozi sono aperti al gran completo durante tutte le edizioni del mercatone. Quasi impossibile indicare una fascia oraria tranquilla per la visita: il mercato è affollatissimo dall'alba al tramonto. Segno che i milanesi, famosi per essere abituati ad andare di fretta, una volta tanto amano concedersi una pausa, gironzolando tranquillamente tra le bancarelle, senza peraltro disdegnare le tentazioni gastronomiche di ristorantini e osterie della zona.



 

Punto croce mon amour- il mio punto croce

La chiamavano Economia Domestica e cercavano di insegnarci, tra le altre cose,ad usare ago e filo. Risultati: modesti!! tuttavia è possibile che un paio di semi indolenti e privi di iniziativa, ritrovatisi su un terreno poco fertile, abbiano optato per un letargo lungo più di quarant'anni, per scoprire al risveglio di essere ormai  pronti per affrontare nuove sfide...



La passione per il punto croce è nata così, quasi inconsapevolmente, perchè c'era nell'aria qualcosa che assomigliava a un richiamo.
Improvvisamente si sono spalancate le porte di un universo pieno di sorprese, di idee, di fantasia, in buona sostanza, di cose belle :filati, tessuti, schemi,riviste, alfabeti, colori,ecc.ecc.
E non pensiate che siano bastate le incursioni nei siti internet. Il desiderio di conoscere, di imparare , di sperimentare ci hanno spinto a vedere con i nostri occhi ciò che altri avevano realizzato, visitando mostre ed esposizioni vicine e lontane, intrecciando così, sulla base di interessi condivisi, nuove e simpatiche amicizie.




Dindi insiste perchè pubblichi i miei lavoretti a punto croce; evidentemente non si rende conto che, dopo aver mostrato le eccellenze delle mostre che abbiamo visitato in Italia e in Francia, la cosa equivale praticamente al suicidio. Tuttavia, poichè il coraggio (o la faccia di bronzo) non mi manca, affronterò anche questa dura prova.
Dindi, nel suo post pubblicato qualche tempo fa, raccontava come è nata questa passione per il punto croce che condividiamo ormai da tanto tempo. Devo ricordare, come lei stessa ha ammesso, che  nel suo caso si è trattato del cosiddetto colpo di fulmine seguito da amore travolgente. Nel mio caso invece l'amore si è manifestato come un sentimento che cresce giorno per giorno, che a tratti si fa da parte e poi ritorna solido come la roccia.
Per farla breve, io ho iniziato a ricamare molto prima di lei, quando alle ragazze si chiedeva di collaborare alla preparazione del proprio corredo da sposa. Anche all'epoca i risultati furono assai modesti perchè lo studio mi lasciava poco tempo libero, ma del corredo parleremo in un'altra occasione.
Dice bene Dindi quando ricorda che il punto croce ebbe un grande rivival verso la fine degli anni '80, quando esplose appunto la sua passione, ma anche negli anni precedenti non si poteva dire scomparso; al contrario riviste come Rakam offrivano spunti e idee per realizzare cose graziose. Tuttavia quello che secondo me accumunava quei progetti di lavoro era il fine ultimo: l'utilità. Si ricamavano cuscini, tovaglie, asciugamani, lenzuola, grembiuli; il ricamo era solo il complemento di oggetti che avevano già una loro precisa identità o funzione.






Cuscini colorati, un piccolo nodo d'amore sul coprisedia , con qualche incursione nel "cugino" mezzopunto:


e una clamorosa sbandata verso punti di maggior effetto, come il punto pieno, con ricami dal vago sapore magiaro :





Alla fine degli anni '80 invece, con le Idee di Susanna, accanto ai consueti lavori utili, nascevano quelli che potremmo definire lavori inutili perchè avevano la funzione di essere fini solo a sè stessi, e per questo molto più divertenti, alfabeti interi da incorniciare, messaggi augurali o di benvenuto, scenette domestiche, cuori e cifre da racchiudere in una cornice, da godere e da mostrare in ogni momento anzichè restare nasconti nei cassetti tra le pieghe di un lenzuolo di lino.





Ecco la mia famigliola come era nel 1989; sulla base degli spunti offerti dalla rivista si cercava di personalizzare il messaggio.




In questo caso devo confessare di essere ricaduta nella trappola dell'utilità, infatti ho trasformato quello che a me sembrava un inutilissimo copri teiera in una pratica scatola per i rotoli di carta igienica sullo scaffale del bagno (prosaico? però allegro...)
La passione per il punto croce in quel periodo era così presente da spingermi a ricostruire con le crocette le immagini più vivide impresse nella mente dopo un viaggio nella penisola scandinava :


Spero che l'Ente per il Turismo scandinavo non me ne voglia.....devo ammettere che dal vivo era tutto un'altra cosa.
Se oggi non posso fare a meno di indossare gli occhiali forse una ragione, probabilmente più d'una, c'è, se si calcola che certi lavoretti venivano fatti anche con la luce artificiale.




Con il passare del tempo è cresciuto l'interesse per il sampler, il lavoro monocromatico, gli alfabeti, i cuori e di questo abbiamo riempito le pareti della nostra casa, dalla camera da letto


alla cucina





Lo so, ad Angelo si rizzeranno i capelli in testa nel vedere queste foto piene di riflessi inopportuni, ma questo è ciò che passa il convento.....
A volte mi sono sentita attratta da qualche nuova tecnica , come ad esempio questa, chiamata silk ribbon, che permette di creare dei graziosisssimi fiorellini di seta



oppure dal classico kit made in USA



 ecco il classico monocolore rosso


e i cuori, grandi sui cuscini del soggiorno





o piccoli in una cornice candida


Il bello del punto croce è che consente di realizzare piccoli lavori in poco tempo


 comunque gratificanti e divertenti


Questo è il mio preferito ma non riesco proprio a scattare una foto che gli renda giustizia




Ecco. Ho fatto. Una cosa comunque tengo a dire : questi lavoretti non sono stati realizzati allo scopo di emulare le vere ricamatrici o per incamerare lodi sia pure dalle persone che mi vogliono bene. Molto semplicemente ricamare è stato un grande passatempo, che mi ha dato gioia, serenità, svago, divertimento e per quanto modesti possano essere stati i risultati , ciascuno di essi mi è caro, perchè infondo si sa, ogni scarrafone.....

Il vecchio cuscino su cui avevo ricamato a scacchiera le lettere del mio nome non ha retto l'uso...



Chissà, forse la tela era troppo delicata o forse era l'uso ad essere improprio. Buttare il tutto mi dispiaceva, non che fosse un capolavoro, ma comunque ci avevo dedicato del tempo...
Come riciclarlo?!?
Mi sono ricordata che tra i tanti progetti che non riesco quasi mai a realizzare c'erano i sacchettini per la lavanda da mettere nei cassetti.
Detto fatto ho ritagliato le tessere con le lettere,  ho accoppiato quelle uguali (effetto fronte-retro) ed ecco i sacchettini
Ora non restava che cogliere la lavanda, infilarla nei sacchetti e chiudere con ago e filo l'ultimo lato
Un'occhiata alla scatola dei nastri e al cestino da lavoro per il tocco finale
ed ecco i sacchetti pronti per profumare i cassetti
Purtroppo il profumo non lo posso postare ma vi assicuro che era estremamente gradevole.
Quando l'avevo visto sul sito di Yuko Senokuchi mi era piaciuto moltissimo


e poi ,quando alla mostra di ricami dello scorso settembre a Formigine, ho visto questo simpatico "libro" realizzato dalla sua creatrice, non ho resistito alla tentazione e ho comprato lo schema per realizzarlo a mia volta.

Il ricamo in sé è di facile esecuzione, ma devo ammettere che la "rilegatura" mi ha creato qualche problema. Come organizzare le sei facciate?!?
Dopo averci ragionato un po', ho deciso di procedere in questo modo





Ho ricamato su un unico pezzo di lino la copertina e a fianco il retro del needdle book








e in senso opposto le due "pagine illustrate"





poi le ho piegate e cucite






Su un pezzo di tela a parte ho preparato la pagina degli aghi,
un verso per gli aghi per ricamare e un verso per gli aghi per cucire






Ho assemblato il tutto e





in un attacco di creatività ho aggiunto un tocco personale,
chiudendo il libricino con due bottoncini di legno a forma di cuore e un fiocchetto in tinta.


A ben guardare l'esecuzione non è stata proprio perfetta, ma la cosa che conta di più è che mi sono divertita un sacco!!!




Il bello del punto croce, secondo me, tra i suoi numerosi pregi, è quello di avere un duplice impiego: uno, per così dire, prevalentemente estetico contemplativo, l'altro esteticamente pratico.
Quello che intendo dire, al di là dei paroloni messi lì per gioco, è che con il punto croce si possono realizzare molti lavori da mettere in cornice, appendere a una parete e apprezzare ogni volta che li guardiamo, sulla tradizione degli antichi samplers , rivisti magari in chiave moderna. D'altra parte con il punto croce si possono decorare capi di uso quotidiano, biancheria per la casa, complementi d'arredo, corredini per i più piccoli e così via.
In entrambi i casi poi, c'è ampia scelta di materiali, dalla classica e notissima tela aida a tanti altri tessuti a fili contati di cotone e di lino.
Ma se volete ricamare una calda copertina mentre fuori diluvia e tira vento, ecco la comodissima tela aida di lana che vi permetterà di mettere le vostre crocette nel posto giusto e alla temperatura giusta.

Come nel caso del cotone, anche la tela aida di lana si trova con trame e peso diversi che consentono di realizzare ricami di dimensioni variabili.
Quella che vedete sotto ad esempio è  una tela a trama  grossa, le crocette saranno di conseguenza grandi , per cui ho scelto un disegno semplice , geometrico, che alterna pieni e vuoti.




Per questa copertina invece è stato scelto un tessuto più leggero, in cui trama e ordito intrecciandosi formano dei  riquadri divisi da un bordo decorativo, proprio ciò che occorre per ricamare un alfabeto.



La nostra amica Ada, che è una perfezionista, dopo aver ricamato una buona metà dell'alfabeto si è dichiarata insoddisfatta del suo lavoro e mi ha regalato coperta e fili perché io lo completassi.













Lavorare su un tessuto così morbido è davvero un'esperienza molto gradevole.

L'ultimo tipo di tela aida di lana su cui ho lavorato non ha un disegno di fondo predefinito, per cui lascia il massimo spazio alla fantasia nella scelta dei soggetti da ricamare.
Tempo fa navigando in rete avevo trovato l'immagine di un sampler che mi aveva letteralmente incantato



Non c'era uno schema disponibile né indicazioni su come reperirlo, ma dopo aver osservato che comunque la composizione era frutto di un mélange di schemi diversi, mi sono  data da fare e dopo aver individuato alcune tessere fondamentali del puzzle , ho dato fondo a fantasia e creatività per realizzare la terza coperta.

















C'è voluto un sacco di tempo per ricamare questa coperta (gli orli sono ancora in sospeso...) ma mi sono davvero divertita.