domenica 12 febbraio 2017

Snoopy...il nostro



Qualche anno fa avevo raccontato su questo blog la lunga storia di quei cani - mi piace di più chiamarli amici - con cui avevamo felicemente condiviso la nostra vita domestica a partire dal 1975, l'anno in cui era nato Maxi, il nostro secondogenito.

La storia arrivava al 2014, quando Bread e Butter, i due meticci che Fabio aveva raccattato per strada più di 15 anni prima, erano ancora con noi , sia pure stanchi e acciaccati. Non avevano più l'energia per correre nel prato, magari per spaventare quella povera colomba che a volte scendeva a dissetarsi alla fontana. Se ne stavano pazienti, accucciati sui loro cuscini, aspettando la fine con grande dignità. Noi invece aspettavamo quel momento con l'animo diviso fra amore e pietà, sperando che arrivasse in punta di piedi, di notte, senza dolore.

In realtà le cose andarono diversamente, perché verso la fine di quell'anno Bread, che era sempre stato il più robusto, fu colpito da un tumore maligno fulminante che rese necessaria una decisione sgradevole ma inevitabile, per evitargli un'inutile sofferenza.
La stessa scelta si rese necessaria l'anno dopo per Butter, ormai quasi completamente cieco e incapace di muoversi con tutte le conseguenze che si possono facilmente immaginare.
 
Adesso riposano in un angolo appartato del giardino in compagnia degli amici che li hanno preceduti e che resteranno per sempre nei nostri ricordi.
A volte si sente dire :"Mai più, si sta troppo male quando se ne vanno..." ed è comprensibile, ma così facendo si rinuncia anche a tutta quella gioia, quella tenerezza, quell'allegria che nasce dal rapporto con questi amici , che rispetto agli umani hanno molte virtù: non mentono, non tradiscono, non dimenticano, NON DISCUTONO !!!!!
 
Devo ammettere che anch'io mi sentivo restia ad iniziare una nuova "avventura". Le mie energie, soprattutto quelle mentali, stanno notevolmente calando e prendersi cura di un cucciolo è molto impegnativo.
Pensavo di aver sistemato la faccenda mettendo cuccia, ciotole, guinzagli e giochini vari in un bel cartone da relegare in solaio e invece...
 
Il vuoto si sentiva e Fabio  aveva incominciato in primavera a guardarsi intorno, nei canili della zona e in internet, fintanto che un giorno, BINGO, trovò quello che cercava: una signora, dalla Calabria, stava cercando di collocare una nutrita cucciolata di meticci. Cercava persone che fossero disposte a prendersi cura di queste creature di cui lei stessa si sarebbe occupata per almeno due mesi, provvedendo a tutte le operazione richieste , documenti, vaccinazioni e quant'altro, per una corretta adozione.Il tutto gratuitamente.
 



Fabio , bianconero da una vita, non ebbe difficoltà a scegliere il suo cucciolo, indovinate quale...







La signora Claudia aveva già scelto il nome per ciascuno dei cuccioli e a quello che sarebbe diventato nostro era stato assegnato il nome di BoH !!






Boh era un cucciolo felice perché poteva prendere il latte dalla sua mamma, giocare con i suoi fratelli e ricevere tante coccole





Presto tutti i cuccioli furono adottati . I genitori adottivi, quasi tutti residenti al nord, erano sempre in contatto con i piccoli via internet e potevano seguire tutte le fasi della loro crescita.
Finalmente il 13 novembre del 2015 un camion opportunamente attrezzato arrivò dalla Calabria, con tanto di documenti al seguito, per consegnare i cuccioli ai rispettivi genitori. Inutile dire che al momento della partenza la signora Claudia aveva versato un bel po' di lacrime....

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Questa è la prima foto di Boh nella nostra casa. Il suo profile tondeggiante ci fece pensare subito a Snoopy e così è stato registrato definitivamente all'anagrafe canina.

Snoopy ha un carattere dolcissimo e si è fatto subito amare da tutti. Perfino la veterinaria il primo giorno in cui lo ha visto, ha voluto immortalare il suo faccino.





Snoopy è ormai con noi da più di un anno ed una delle esperienze più belle che ci ha regalato la vita. E' cresciuto ovviamente e il suo profilo si è allungato, ma è sempre bello,allegro e di buon umore. Contrariamente a quanto fanno di solito i cuccioli, non ha mai combinato guai  e non è mai stato difficile prendersi cura di lui.
Da parte sua ci dà una carica di energia e di allegria. Gli piace farsi accarezzare, cerca e dà tenerezza, ascolta e con il suo sguardo intelligente  è riuscito perfino a migliorare i rapporti interpersonali in famiglia.
Come non amare un cane , hops, un amico così !!

























 

sabato 4 febbraio 2017

La donna senza nome...fisso

Se pensavate di leggere la recensione di un libro o di un film intrigante, vi siete sbagliati. Questa è una storia vera. E' la mia storia, o, più precisamente , quella del mio nome.

Correva l'anno 1944. C'era la guerra e il giorno 12 del mese di novembre  nasceva una bambina, a cui veniva dato il nome di Maria Giovanna. Lo so, questa storia l'ho già raccontata un sacco di volte, ma qui il punto non è la storia, è il nome.

Sul perché di Giovanna non ci sono mai stati dubbi: mia sorella Alma, all'epoca diciottenne, aveva perso un caro e giovane amico di nome Giovanni, abbattuto da poco con il suo caccia durante un'operazione militare. Ricordarlo con una nuova vita era il minimo che si potesse fare.

Sul perché di Maria c'erano diverse opzioni, ma la prevalente era quella classica: una forma di devozione e ringraziamento nei confronti della Madonna che aveva fatto sì che il quinto parto di una quarantenne, in condizioni spazio-temporali di evidente disagio, fosse andato a buon fine.

Del resto quella del doppio nome era una prassi di famiglia: mio padre si chiamava Arturo Daniele e le mie sorelle più grandi erano state battezzate con i nomi Alma Maria Luisa, Raffaella Eugenia, Nicoletta Virginia, e Annamaria. Unica eccezione era mia madre che aveva un nome solo, breve, palindromo e con il minimo sindacale di vocali e consonanti :Anna.
 
Con il trascorrere del tempo i secondi nomi delle mie sorelle erano rimasti solo sui certificati di nascita e nessuno li ricordava più, salvo quello di Annamaria, perché indissolubilmente legato al primo.
Il mio invece , Maria Giovanna, doveva essere di qualità scadente, destinato come certe stoffe ad accorciarsi o a cambiar colore quando si bagnano. Del resto c'era la guerra e quando c'è la guerra...




Durante i miei primi anni di vita, per la verità, il mio nome  era per me semplicemente un suono che mi identificava, senza diminutivi o vezzeggiativi , tra i componenti della famiglia. Non mi sembrava né bello né brutto, era il mio nome e basta.

Quando però incominciai ad andare per il mondo, cioè a frequentare la scuola, il mio nome smise di essere solo un suono e diventò anche una forma: qualcosa che avrei visto scritto con i miei occhi, e non solo sentito, sulla prima pagina di ogni quaderno, sull'immaginetta della Prima Comunione, nell'album dei ricordi, sulla pagella, sulla tessera del tram...e così sarei stata Maria Giovanna per tutti.

Non fu così: quel doppio nome non attecchiva e sempre più spesso Maria spariva e restava solo Giovanna. E non solo per le compagne di scuola il mio nome era solo Giovanna, ma mi capitava di vederlo scritto così, solo soletto, anche su certi documenti "ufficiali". Così mi sentivo dimezzata; non riuscivo proprio a identificarmi con quel nome orfanello...



 
 
Con l'inizio della scuola superiore a 14 anni avrei conosciuto un nuovo ambiente, nuovi compagni, nuovi amici e forse era il momento adatto per presentarmi al mondo in modo nuovo. Non era impresa facile : esclusi i nomi immaginari troppo complicati da gestire, avrei potuto riproporre il mio nome originale, Maria Giovanna, con il rischio però di vederlo di nuovo tagliato a metà...
d'altra parte, se qualcuno in passato aveva tagliato Maria, a me sarebbe bastata una sforbiciatina  per non essere più solo Giovanna e diventare.... Vanna.
Ero Vanna quando incontrai per la prima volta Franco, che sarebbe diventato poi mio marito, quando fui presentata alla sua famiglia, quando condivisi con le nuove compagne d'Università la stanza in pensionato e i soggiorni di studio all'estero, quando incontrai nuovi amici durante le vacanze al mare. 
Per una decina d'anni  tutte le persone incontrate mi avrebbero conosciuta e ricordata con questo nome. 

Recentemente ho ritrovato in una vecchia scatola da scarpe un paio di centinaia di cartoline che credevo di aver buttato da tempo: tutte datate tra gli anni '59  e '68, tutte indirizzate a una certa Vanna da città italiane e straniere, da località di villeggiatura di mare e di montagna.
Saluti da Renée, da Paolo, da Franco, da Liliana , da Anna , da Giorgio, da Donata, da Lilli, da Yorg, da Niki, da Gabriella....
Di quasi tutti loro ho perso le tracce da più di quarant'anni e se mai sono rimasta nei loro ricordi, solo pochissimi sanno che quella Vanna non c'è più da tanto tanto tempo.


 
Infatti era destino che il mio nome si modificasse ancora , senza però tradire la sua origine. Questa volta a decidere non sarei stata io e nemmeno persone estranee; il cambiamento sarebbe avvenuto gradualmente proprio dall'interno della famiglia.
Una nipotina a cui ero particolarmente legata, non riuscendo a pronunciare il nome Maria Giovanna, ne aveva elaborato una personalissima sintesi che lo faceva diventare Mianna.




In quel nome finalmente ritrovavo tutta la mia storia, la mia identità, dentro e fuori dalla famiglia e con questo nome, ormai da quasi cinquant'anni, mi riconoscono i parenti più stretti, gli amici più cari, vicini o lontani che siano.

Fu così che tutti vissero felici e contenti.

Ah, quasi dimenticavo....Qualche anno fa, quei signori che hanno inventato il Codice Fiscale mi hanno informato che, dagli accertamenti fatti, il mio nome è uno e uno solo:  Mariagiovanna, tuttoattaccato....grrrrrrr.