sabato 13 febbraio 2016

Alba

Si chiamava Alba e non avrebbe potuto essere altrimenti. La sua pelle era chiara, sottile e trasparente, i capelli corti e biondi  cadevano diritti e spenti a sfiorare le spalle lasciando intravvedere le orecchie. Aveva qualche anno più di me, ma non l'avevo mai vista indossare una gonna, un vestito o le scarpe ; portava sempre una camicia da notte lunga fino ai piedi, con uno scialletto di lana fatto all'uncinetto sulle spalle, perchè Alba era malata, malata cronica e il suo aspetto era proprio come quello di un'alba a cui non avrebbe mai fatto seguito l'aurora.Non ricordo quale fosse il suo problema, se i reni o il cuore, era un male comunque che la consumava piano piano e alla fine se la sarebbe portata via.

Viveva in una di quelle case bifamiliari fatte costruire per i propri dipendenti da un imprenditore svizzero lungimirante che con la sua fabbrica tessile dava lavoro a tutto il paese. La casa si affacciava su una strada a fondo chiuso che io e altre ragazzine mie coetanee che abitavano nella zona usavamo in estate come terreno di gioco. Tutte tranne Alba ovviamente, che ci guardava dalla finestra.

In quella strada non c'erano pericoli e i genitori ci sapevano al sicuro, così vicini da sentire le nostre voci. I maschi stavano alla larga, non erano graditi.

Bastava davvero poco per divertirsi ; bastava tracciare con un bastoncino o un sasso delle linee sul fondo della  strada e si poteva giocare a mondo con tante caselle quanti erano i giorni della settimana; si lanciava un coccio piatto in una delle caselle e si andava a ricuperarlo saltellando su un piede solo, senza pestare le righe...oppure si formavano le squadre per una partita a palla avvelenata o palla prigioniera ; se c'erano pareri contrastanti ci si affidava a un pari o dispari, bim bum bam e il problema era risolto. Il salto con la doppia corda era emozionante, bastava buttarsi nel momento giusto...e poi era solo una questione di fiato...
A me non piaceva il gioco della bandiera, c'era troppa tensione nel momento in cui bisognava  rubare il fazzoletto all'avversaria, meglio giocare a unduetre stella... o a regina,reginella quanti passi devo fare??
Come  in tutti i giochi del mondo c'erano i vincenti e i perdenti : chi perdeva pagava pegno : dire fare baciare lettera testamento erano le incognite che si nascondevano dietro le cinque dita della mano del giudice.
Le scarpe si coprivano di polvere, le guance si arrossavano e i nastri nei capelli si scioglievano ed eravamo lì a goderci, inconsapevoli, tutta l'energia e la voglia di vivere la nostra fanciullezza.

A volte la mamma di Alba ci chiedeva se potevamo fare un po' di compagnia alla sua bambina. Metteva qualche sgabello intorno a un tavolino nel  giardinetto davanti a casa, sotto un enorme tiglio ombroso, e faceva sedere Alba su una sedia a sdraio con una coperta sulle ginocchia, anche se era estate. A lei piaceva giocare a mercante in fiera: aveva una scatola piena di bottoni di tante misure , che avevano un valore diverso e nel gioco sostituivano i soldi. Alba sorrideva contenta e anche noi, superato il primo imbarazzo, ci facevamo prendere dal gioco. Sua madre non le staccava gli occhi di dosso e in quello sguardo c'erano ansia, preoccupazione, gioia, trepidazione, tutto ciò  che solo ora che so cosa si prova per un figlio malato, posso comprendere.

Appena il sole spariva dietro la casa, Alba doveva rientrare e noi tornavamo ai nostri giochi di strada, ma non c'era più tanta voglia di correre o saltare, e non era stanchezza ciò che ci suggeriva di tornare presto a casa.



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