martedì 28 giugno 2016

Vacanze d'antan - Grecia 1988

Grecia, ovvero, mare blu, acque trasparenti, muri bianchi baciati dal sole, ma anche storia, arte, folosofia, teatro, tutti buoni motivi per sceglierla per una vacanza, la nostra vacanza del 1988.

A Pasqua avevamo trascorso qualche giorno a Roma e visitando i suoi stupendi monumenti, a Fabio e Maxi, benchè ragazzini, non era sfuggito il fascino della storia, per questo la scelta della Grecia come meta delle vacanze arrivava a proposito : insomma era un po' come andare a vedere dove avevano vissuto i "nonni".  Quanto a me, non vedevo l'ora di vedere la terra degli dei, della lotta tra Atene e Sparta, degli oracoli, di Omero, ecc ecc.



 


 Considerando che ci saremmo spostati verso sud , in un paese dove le temperature estive sono notoriamente elevate, avevamo ritenuto opportuno anticipare la partenza per le vacanze a giugno prendendo la scorciatoia del mare. Non che Ancona fosse proprio dietro l'angolo, ma il traghetto per Patrasso avrebbe notevolmente accorciato i tempi e le fatiche di un lungo viaggio d'andata via terra.



Leggo dal mio immancabile diario di bordo:
" 18 giugno 1988 - Partenza ore 11. Il traffico è scorrevole salvo i soliti rallentamenti nel tratto Modena, Bologna e Rimini. Arrivo ad Ancona alle 17,50. Imbarco alle 19. Il sole è ancora alto, perchè siamo a pochi giorni dal Solstizio d'estate. La navigazione si prospetta tranquilla."
Se le cose stanno così, posso iniziare a leggere il libro per le vacanze...


Dopo una notte di riposo sbarchiamo a Patrasso e subito ci dirigiamo verso Olimpia che dista un centinaio di kilometri.




Narra la leggenda che fu lo stesso Zeus a ideare i giochi e che le prime gare videro sfidarsi gli dei e gli eroi.
Ufficialmente i giochi olimpici nacquero nel 776 a.C. E' da questa data che si iniziò a scrivere il nome dei vincitori e la data dell'olimpiade. Raggiunsero il massimo splendore nel 576 a.C.; si tenevano ogni quattro anni,  nei mesi di luglio o agosto con la luna piena.

Tra ulivi e oleandri in fiore cerco di immaginare con quale emozione gli archeologi abbiano portato alla luce ciò che né la forza della natura né l'ignoranza degli uomini sono riusciti a distruggere completamente.






 










Sostiamo per la notte in un campeggio non lontano da Olympia e il mattino successivo riprendiamo il viaggio in direzione sud-est, lungo una strada costeggiata da oleandri e ginestre fiorite che ci porterà nel cuore dell'Argolide.
Poco a poco la vegetazione cambia  e ci dice chiaramente che stiamo per raggiungere il mare






Prima della partenza per la vacanza ci eravamo ripromessi di alternare turismo e riposo e così ci prendiamo qualche giorno di relax nel Camping Kastraki, proprio in riva al mare, ma anche in posizione strategica per le prossime escursioni.




Nell'ombra della pineta l'aria è fresca e in riva al mare soffia un venticello gradevole ; ovviamente non mancano spazio e silenzio.

L'Argolide è la culla degli Atridi e luogo di pellegrinaggio per gli estimatori della cultura classica. Sulla strada che porta ad Epidauro sembra che il tempo si sia fermato







Ma ecco apparire le curve d'asfalto recente che ci riportano al presente.



Epidauro è il tempio della tragedia greca. Il teatro fu costruito da Policlete il Giovane e può contenere 14.000 spettatori.Immerso nel verde e nel silenzio, la sua acustica eccezionale è ancor oggi stupefacente. 












Da quando nel 1882 Schliemann portò alla luce una tomba in cui fu trovata una maschera d'oro attribuita ad Agamennone, Micene è uscita dalla leggenda per entrare nella storia, quella storia che abbiamo studiato sui libri di scuola e che mi faceva immaginare grandi piane dove si affrontavano gli eserciti delle città greche in continua lotta fra di loro. L'immagine della porta dei leoni riportata nel libro di storia dell'arte non faceva altro che confermare questa suggestione.
Vista nella realtà appare relativamente piccola, come ogni altra costruzione, per quanto si può intuire da ciò che oggi rimane.





I reperti archeologici hanno dimostrato che Micene era abitata già dall'inizio del terzo millennio a.C. Il ruolo importante occupato nella storia da questo insediamento  è dovuto alla fertilità della pianura circostante e alla genialità degli uomini che l'hanno governata. I tesori rinvenuti nelle tombe sono stati trasferiti nel Museo Archeologico della capitale greca, mentre al di fuori delle mura di cinta si può ammirare una tomba a cupola, chiamata  Tesoro di Atreo, un magnifico esemplare dell'architettura di questa antica civiltà.









Nell'antica città di Corinto si possono invece ammirare i resti del Foro della colonia romana del 1° secolo d.C. , compresi portici, magazzini, piccoli  templi, ecc.








Nel pomeriggio riprendiamo la strada verso est ; la meta è Capo Sunion dove ci fermeremo un paio di giorni per goderci un po' di mare.



 





La scogliera di Capo Sunion e il tempio di Poseidone appaiono così oggi  a chi sfoglia le immagini su internet, ma posso assicurare che erano esattamente così anche quando li ho visti per la prima volta nei primi anni '60 e poi nell'88, in occasione della vacanza che sto ricordando ora.Purtroppo da questa tappa in poi non ho foto nostre da mostrare: inspiegabilmente ho conservato depliants, biglietti d'ingresso, ricevute di pagamento, il "diario di bordo"ma non trovo altre foto o diapositive per documentare il resto della vacanza...salvo alcune scattate sulla spiaggia nella penisola Calcidica. Forse un giorno riemergeranno dai tesori del solaio.

 



Dedichiamo il  27 giugno alla visita del tempio di Nettuno e all'Acropoli di Atene dove fortunatamente regna una tranquillità ristoratrice in contrasto con il traffico allucinante della città sottostante. La semplicità delle forme e l'armonia delle proporzioni del Partenone creano un impatto emotivo che nessun libro di storia dell'arte potrà mai raccontare.
Il giorno seguente lasciamo la capitale e dopo una breve sosta al monastero bizantino di Daphni, prendiamo la strada verso nord.
Sul versante meridionale del monte Parnaso, una faglia profonda forma un anfiteatro naturale di fronte al mare, che ospita il santuario di Apollo, il più grande centro di pellegrinaggio dell'antichità. Gli antichi Greci pensavano che Delphi fosse "l'ombelico della terra", il luogo nel quale si erano incontrate le due aquile che Zeus aveva lanciato da opposte direzioni.



 Il primo tempio, distrutto da un incendio nel 584 a.C. , fu sostituito da un tempio più grande e sontuoso.
Le rovine attuali sono quelle del tempio del IV secolo, sulle cui pareti erano incise le massime dei Sette Savi tra cui il famoso "Conosci te stesso". Tutta la zona circostante il sito archeologico è coperta di ulivi, c'è un profondo silenzio interrotto di quando in quando dal frinire delle cicale.Lungo la strada su piccoli banchetti improvvisati si vendono barattoli di miele e infusi d'erbe locali. 
C'è nell'aria una suggestiva sensazione di attesa, come se la Pizia fosse ancora chiusa dentro l'antro profondo, seduta sul suo tripode, a pronunciare le parole profetiche che poi i sacerdoti trasmettevano ai pellegrini in attesa.
Sarebbe interessante visitare il museo che però oggi e chiuso...così ripartiamo per KalambaKa.





 Kalambaka è il punto di partenza per la visita alle Meteore, enormi rocce di forme diverse, profondamente ancorate al suolo, completamente isolate dal mondo che le circonda. 
Simili a gigantesche stalagmiti protese verso il cielo, le Meteore sembrano create apposte per gli asceti che scelgono di dedicare la vita unicamente alla contemplazione di Dio.





Tutto quello che abbiamo visto della Grecia fino ad oggi è in un certo senso "scontato",nel significato di prevedibile, profondamente legato alla storia narrata nei testi scolastici. Le Meteore , al contrario, sono una vera sorpresa.
La storia della vita monacale in questo luogo risale all'XI secolo, anche se già nel IX, alcuni anacoreti ed eremiti vivevano dentro le grotte. 

"Meta"= in mezzo a, "Air"= aria, sospeso nell'aria, vicino al cielo...
Per questo i monaci costruirono con scale di corda e rudimentali carrucole questi monasteri là dove, lontano dal resto del mondo, potevano sentirsi più vicini a Dio.


Con il declino di Bisanzio e la dominazione turca, i monasteri divennero il rifugio dei perseguitati, trasformandosi in importanti centri di sviluppo dell'arte bizantina.





Inevitabile l'acquisto di qualche bella icona sacra dipinta su legno con i colori caldi e pastosi dell'oro e del rosso.

Siamo in viaggio da poco più di 10 giorni, ma, come spesso accade quando ci si allontana da casa per una vacanza,   il tempo ha una dimensione completamente diversa.
L'ultima meta del nostro itinerario è la penisola Calcidica che sulla carta geografica assomiglia a un granchio con tre gambe. Ci fermeremo qualche giorno in un campeggio tranquillo che si affaccia su un mare cristallino.
Salonicco ,Thessaloniki in greco, fondata nel IV sec. A. C., ci appare come una città moderna, pur conservando molti tesori del suo passato.






Come mostrano le foto,la spiaggia del campeggio si stende tra il verde intenso dei pini e il mare azzurro e trasparente; c'è poca gente e si tende a parlare sottovoce per non turbare la quiete che c'è intorno. 












A sinistra si intravvede il monte Athos che incute un certo timore.
Le possibilità di accesso sono rigidissime. Le donne non sono ammesse. I visitatori che intendono trascorrervi una notte, oltre ad essere maggiorenni, devono dare prove concrete del loro interesse per la religione ortodossa o per l'arte.


Il 5 luglio inizia il lungo viaggio di ritorno attraverso la Jugoslavia. Attraversiamo la città di Belgrado, che  mette tristezza con quei suoi brutti palazzoni tutti uguali, ma più a nord, nell'avvicinarci alla costa e al confine con l'Italia  emergono tutte le bellezze naturali del territorio.
Ci sentiamo ormai a casa ma ci concediamo ancora una sosta in un bellissimo campeggio tra mare e pineta, vicino a Trieste. Domani passeremo a salutare Treviso, una città in cui abbiamo vissuto per qualche anno e che ci è rimasta nel cuore.

L'ultima annotazione sul mio diario di bordo dice: 6 luglio 1988 h.20 Bergamo - Km. percorsi 4.000.