giovedì 26 giugno 2014

Una vacanza particolare 4

Il programma di viaggio prevedeva una sosta di qualche giorno nel porto di Alessandria, per consentire un'escursione in treno alla Valle dei Templi ai passeggeri che ne avessero fatto richiesta. In alternativa c'era la possibilità di visitare il Cairo e le piramidi di Giza.







Alessandria d'Egitto fu la prima delle città omonime fondate da Alessandro Magno, che ne pose le basi tra il 332 e il 331 a.C.
Per tutta l'antichità fu un prestigioso centro culturale grazie alla sua celebre Biblioteca, istituita in epoca tolemaica, celebrata per la sua ricchezza e il grande numero di opere letterarie che vi si conservavano, stimate in 700.000 volumi.
Di questa città si ricorda anche il celebre Faro di Alessandria, iniziato da Tolomeo I e completato da Tolomeo II. Aveva un'altezza stimata di ben 135 m e poteva essere visto a 50 Km di distanza. Le sue gigantesche proporzioni ne fecero una delle Sette Meraviglie del Mondo e dal suo nome deriva il termine che designa questo tipo di installazioni.




A sud di Alessandria, sulla riva e sulle isole del Nilo, poco prima che il fiume abbandoni il corso del deserto e si rompa in tre rami per formare la regione del delta, sorge la capitale dell'Egitto, Il Cairo.
La città si divide in due zone, quella occidentale moderna, ricca di strade diritte e viali alberati, che ospita i palazzi governativi, e quella orientale più antica, disseminata di centinaia di  piccole e grandi  antiche moschee, cresciuta in maniera disordinata nei secoli con piccole viuzze affollate.
La città ospita il più importante Museo Egizio del mondo.

 









A circa 20 km a sud ovest della capitale, c'è la città di Giza sul cui territorio sorgono le piramidi egiziane più famose, tra cui la grande piramide di Cheope. E' la più antica e la più grande delle tre che si trovano nella necropoli. E' anche la più antica delle Sette Meraviglie del Mondo e l'unica a rimanere in gran parte intatta.
Gli egittologi ritengono che la piramide sia stata costruita come tomba per il faraone Khufu (Cheope in greco) IV dinastia, per un periodo da 10 a 20 anni, conclusosi intorno al 2560 a. C.
In origine, la Grande Piramide era ricoperta da un rivestimento in pietra, ancora parzialmente visibile intorno alla base, che formava una superficie esterna liscia.
Sulla stessa area in cui sorgono le piramidi si trova anche la Sfinge.
La Sfinge è una figura mitologica comune alla mitologia greca e a quella egizia. Viene raffigurata con il corpo di un leone o di un cane e la testa umana, o di falco o di capra, dall'aspetto magnifico e imponente.
Nella mitologia egizia la sfinge veniva costruita vicino alle piramidi dei faraoni dai lavoratori egizi come simbolo protettivo, per augurare una serena vita nell'aldilà.

19/22 luglio 1966

Siamo arrivate nel grande porto di Alessandria e per noi si  prospetta una specie di piccola vacanza nella vacanza. Infatti alcuni passeggeri si sono recati in treno alla Valle dei Templi, un'escursione speciale che non possiamo permetterci dal punto di vista economico...pazienza, forse il destino ci riserverà un'altra opportunità.
Nel frattempo visitiamo Il Cairo e le piramidi.
La città è molto bella ed ha moschee imponenti. Forse ci stiamo un po' abituando a questo mondo che parla, pensa , veste, prega in modo così diverso dal nostro, o forse e questa città che sembra più aperta e cosmopolita rispetto a Damasco.
Le visita alle piramidi è il clou di questo viaggio e di fronte alla maestà di questi monumenti non ci sono parole per esprimere ciò che si prova. Oltre a ciò, il mistero racchiuso in queste pietre antiche stimola la fantasia e l'immaginazione in maniera incredibile. Mentre salgo con le spalle piegate la stretta passerella che conduce alla stanza funebre nel cuore della piramide - pochi metri quadrati completamente spogli - sento dire da una turista francese che scende in senso inverso: " Il faut aller au but du courage! - evidentemente non sono la sola a provare qualche brivido...
C'è voluto anche del coraggio ad affrontare la grande escursione termica tra l'aria condizionata a paletta dell'hotel che funge da punto di ristoro, e gli oltre quaranta gradi del deserto all'esterno.
A proposito di emozioni, non potrò mai dimenticare la "passeggiata" in cammello! A parte la difficoltà nel trovare una sistemazione congrua su quella enorme sella, non avevo previsto che il cammelliere ordinasse alla povera bestia di correre come un destriero... chissà forse si è inquietato perché gli ho rifiutato il terzo supplemento sul prezzo pattuito.
Purtroppo i turisti, particolarmente numerosi nella zona, sono continuamenti assediati da bambini vocianti, che ripetono: unodollàrounodollàro, o da venditori ambulanti altrettanto insistenti.
Romana che è una ragazza sensibile non ha saputo resistere e ha comprato un cammello di pelouche a grandezza quasi naturale per il nipotino. Da noi le è arrivato un ultimatum : il cammello dormirà in corridoio, altrimenti ci dormirà lei....
Avendo tempo libero ci godiamo un po' di relax prendendo il sole ai bordi della piscina (vuota); la sera scendiamo in città per passeggiare un po' tra le vie del centro: a ogni angolo c'è uno spettacolo, la danza del ventre, l'incantatore di serpenti, il finto faraone...
Domani si parte, la vacanza è proprio agli sgoccioli.







Sulla rotta del ritorno è prevista una sosta a Capo Sounion, poco più a sud di Atene. Lì ci sono i resti imponenti di un tempio dedicato a Poseidone, il dio del Mare.
Narra la leggenda che quando la città che sarebbe poi divenuta Atene era appena stata fondata, il Fato aveva stabilito che sarebbe diventata ricca, prospera e la più potente di tutta la Grecia. Atena decise, quindi, di prenderla sotto la sua custodia. Tuttavia, anche Poseidone la voleva sotto la sua protezione, poiché la cittadina era molto vicina al mare. Atena e Poseidone entrarono in conflitto, perché nessuno dei due voleva concedere la giovane città all'altro; nemmeno Zeus riuscì a metterli d'accordo. Così Atena propose di far decidere ai cittadini chi ne avrebbe preso la custodia. Atena e Poseidone riunirono il popolo della città sull'Acropoli e dissero che ciascuno dei due avrebbe concesso un dono: il regalo giudicato migliore avrebbe fatto vincere la rispettiva divinità. Poseidone fece comparire un magnifico cavallo, mentre Atena fece nascere dal terreno un ulivo.
A quel punto dalla folla si fece avanti uno degli anziani più autorevoli affermando che entrambi i doni erano degni di essere scelti e avevano un significato: il cavallo rappresentava la forza, il coraggio, la guerra, mentre l'ulivo la prudenza, la serenità, la pace. L'anziano disse anche che la guerra poteva portare ricchezze, potere, ma era incerta; invece la pace, anche se i beni che concedeva erano meno vistosi, erano anche più sicuri e duraturi.
Tutti concordarono con le parole dell'anziano e scelsero il dono di Atena che diede infine il suo nome alla città.
Dopo la decisione i cittadini promisero a Poseidone che avrebbero innalzato un tempio anche per lui e gli avrebbero concesso i sacrifici dovuti.
Ecco spiegata l'origine di questo tempio eretto a picco sul mare non lontano da Atene.
Sotto la protezione di Atena, dea della saggezza, Atene divenne una città fiorente, abile anche nelle guerre, per l'intelligenza e per l'attento uso della tattica dei suoi comandanti. Finchè Atene mantenne i valori della prudenza, della diplomazia, della pace, visse senza problemi : quando li abbandonò, decadde e fu soggiogata.
 

 
 
   23/25 luglio 1966
La nave fa rotta verso casa. Per quanto sia bello viaggiare, è altrettanto bello tornare.
Questa vacanza è stata veramente speciale per me. Mi ha spalancato le porte sul mondo e sul passato remoto. In queste due settimane abbiamo toccato tra continenti e abbiamo osservato usi e culture diverse; anziché soddisfare la voglia di sapere, l'ha sollecitata ancora di più. Se un giorno avrò dei figli li porterò , per quanto mi sarà possibile, a conoscere il mondo, incominciando proprio dal nostro paese, e li incoraggerò a farlo quando diventeranno adulti e indipendenti.
In questo viaggio ho imparato anche a conoscere le persone, a condividere spazi stretti , ad adattarmi a mangiare anguria come frutta alla fine del pasto ogni santo giorno (sigh!), ad ascoltare le esperienze di chi ha vissuto e viaggiato più di me.
Dopo la sosta a Capo Sounion, ieri sera a bordo è stata organizzata una festicciola di congedo. Eravamo tutti allegri, felici di essere stati insieme, felici di tornare alle nostre vite.
Chissà se mi capiterà ancora una vacanza così !!












mercoledì 25 giugno 2014

Una vacanza particolare 3

La moschea degli Omayyadi è il principale edificio di culto di Damasco e anche una delle più belle moschee esistenti al mondo.
Fu costruita nell'VIII secolo d.C. per volontà del califfo omayyade al-Walid I, sulla base della chiesa cristiana dedicata a san Giovanni Battista eretta da Teodosio su un tempio pagano del I secolo.

L'edificio fu completamento rivestito di marmi e mosaici in pasta vitrea con conchiglie e madreperle inserite sul fondo oro, da maestranze bizantine che rimasero a Damasco per istruire artigiani locali.







 
17 e 18 luglio 1966

Arrivate a Damasco ci rendiamo conto di essere a contatto con un altro mondo, un'altra cultura, un'altra civiltà. Ci è stato raccomandato di adeguare il nostro abbigliamento per quanto possibile alla sensibilità delle persone che in quella città vivono. Per la visita alla moschea dobbiamo indossare una specie di vestaglia nera lunga fino ai piedi che ci ricorda i nostri vecchi grembiuli di scuola, dobbiamo coprirci il capo e lasciare le nostre calzature fuori dalla porta d'ingresso ed entrare a piedi nudi, oppure indossare delle babbucce a disposizione dei visitatori. Optiamo per i piedi nudi...All'interno ci sono ricchi tappeti stesi sul pavimento e capannelli di uomini che parlano tra loro nella tipica lingua ricca di suoni aspirati. L'impressione è che non stiano pregando, ma discutendo d'affari o altro. Abituate alle nostre chiese e ai nostri riti ci sentiamo spaesate e fuori posto.








Le strade sono affollate da gente vociante, soprattutto nella zona del mercato ci sono bancarelle che vendono cibo e spezie,  polli con le zampe legate  appesi a testa in giù,
e quarti di bue interamente coperti di mosche. Fortunatamente il ristorante prenotato offre cucina internazionale, ma in qualche modo abbiamo perso l'appetito.
Il caldo è soffocante e nonostante l'innegabile eleganza delle cupole delle mille moschee e dei minareti, ritorniamo volentieri alla nostra bagnarola.
Il giorno successivo è prevista una visita a Beirut, ma siamo così stanche che preferiamo rimanere a bordo. La sera però è in programma uno spettacolo al Gran Casinò e noi che non siamo abituate alla vita mondana non possiamo lasciarci sfuggire questa ghiotta occasione. Una botta di vita!!!
Il Casinò di Beirut è strepitosamente lussuoso e lo spettacolo a cui assistiamo lo è altrettanto: musica, balletto, coreografie di primordine. Noi, che di questo genere di spettacolo conosciamo solo il varietà che va in onda sulla RAI il sabato sera, ne siamo incantate. Le ragazze sono stupende e nonostante siano vestite solo di qualche lustrino o poco più non offendono il "comune senso del pudore", perché non hanno niente di volgare, sono belle e basta.
Torniamo a bordo con la musica in testa, contente e rilassate per questa insolita esperienza.










Metà della nostra vacanza se n'è andata e, lasciata Beirut, inizia il viaggio  di ritorno. Resta ancora il piatto forte, le piramidi.  E' per vedere loro che questo viaggio è cominciato.
Prima di far rotta verso Alessandria d'Egitto, è prevista una sosta nell'isola di Cipro.

Cipro è un'isola "difficile" da raccontare. Innanzi tutto c'è discordanza sull'origine del nome, qualcuno dice derivi dal termine greco che indica il cipresso, altri dal termine greco che indica la pianta dell'henné, altri ancora da un termine cipriota che indica il rame.
L'isola è situata 70 chilometri a sud della Turchia  e su di essa convivono una Repubblica di Cipro, che ora fa parte della CE, e da una Repubblica Turca di Cipro che viene riconosciuta solo dalla Turchia. Dunque due etnie, due religioni, due monete.....






19 luglio 1966

Primi di dirigerci verso l'Egitto è prevista una breve sosta nell'isola di Cipro, per visitare in particolare i resti della città di Salamina, un'antica polis situata sulla costa orientale dell'isola, completamente distrutta ad eccezione delle colonne del suo tempio.
Abbiamo fatto scalo nella parte greca dell'isola, perché l'altro versante  è sotto il potere turco, cioè off limits. Si intravvede non lontano una specie di fortezza su cui sventola la bandiera con la mezzaluna. Non so perché ma ha qualcosa di inquietante.....
 

 





A domani per la prossima puntata...

martedì 24 giugno 2014

Un vacanza particolare 2

La crociera prosegue verso oriente, diretta a Rodi, la più grande isola del Dodecaneso, situata a pochi kilometri dalle coste della Turchia e storicamente famosa per il Colosso di Rodi, statua del dio Helios, una delle sette meraviglie del mondo. Si ritiene che il suo nome derivi dal greco antico e significhi rosa, ma esistono altre teorie che lo collegano alla mitologia. La rosa comunque è uno dei simboli dell'isola - spesso è stata coniata sulle monete - insieme al cervo, la cui statua domina il principale ingresso al porto.
Nell'isola si trova anche un'ampia valle, ricca di ruscelli, cascate , ponticelli di legno e una ricca vegetazione, nota come Valle delle farfalle, perché in estate si popola di un numero incredibile di farfalle richiamate dalla resina di un albero raro, simile all'acero.




 

15 luglio 1966 


Dopo aver lasciato Atene, la nostra nave punta verso oriente per portarci a Rodi. Abbiamo ancora davanti agli occhi gli imponenti Propilei del Partenone. Chissà cosa penseranno del caos e del chiasso della città che si estende oggi ai loro piedi? Vorrei che esistesse una macchina del tempo per poter rivivere l'atmosfera di Atene nei giorni del suo massimo splendore...La nostra escursione è stata solo un piccolo assaggio e un giorno spero di poter tornare a visitare questo paese dove la storia si intreccia alla mitologia : Olimpia, Delo, Tebe... aspettatemi.
Anche a Rodi l'escursione è breve, giusto il tempo di ammirare la città medievale, le possenti mura, la vegetazione lussureggiante e il mare azzurro e trasparente che circonda l'isola.












Torniamo a navigare verso sud per approdare all'isola di Creta. Il suo nome proviene dalla presenza di una grandissima quantità di creta, o argilla, con cui gli abitanti dell'isola costruivano utensili e vasi. Il suo territorio,  in massima parte montuoso,  divenne la culla della prima civiltà mediterranea risalente all'età del bronzo, nota come civiltà minoica, termine che deriva da Minosse, il suo mitico re. Il centro economico e politico di Creta era il palazzo di Cnosso, che privo di mura difensive, era sintomo dell'egemonia cretese sul Mar Egeo. Grazie alla  posizione geografica dell'isola, i suoi abitanti cominciarono ad avere rapporti economici e commerciali con la civiltà egizia da cui appresero le tradizionali tecniche pittoriche per la realizzazione di affreschi.
Il palazzo di Cnosso fu distrutto per la prima volta nel 1700 a.C. da un terribile cataclisma, forse un'eruzione vulcanica in un'isola vicina, e una seconda volta quando gli invasori segnarono la fine di questa antica civiltà.
Fortunatamente nel secolo scorso, grazie al paziente lavoro dell'archeologo Arthur Evans e ai suoi scavi, oggi possiamo ammirare il palazzo nel suo antico splendore.
16 luglio 1966

Oggi è previsto uno scalo nell'isola di Creta. A differenza delle altre  isole che abbiamo visitato nei giorni scorsi, di cui conoscevo poco o nulla, e che ho ammirato soprattutto per le loro bellezze naturali, a Creta è un po' come tornare a casa, o meglio, è come tornare su quei libri di scuola che ci hanno mostrato le particolarissime colonne del palazzo di Cnosso, dipinte di rosso, con il diametro alla base più stretto rispetto a quello superiore, e gli affreschi con gli atleti che gareggiano con i tori. E come non ricordare i miti di Minosse, del labirinto costruito da Dedalo, il volo di Icaro, la lotta di Teseo con il Minotauro e il filo di Arianna?
Al momento dello sbarco ero così eccitata che ho dimenticato la macchina fotografica, ma quando sono tornata a bordo avevo un sogno in più, fare l'archeologa!!
Continua la rotta verso est, verso mete suggestive che ci faranno conoscere, sia pure per solo due giorni, il Medio Oriente. Raggiungeremo Beirut, capitale del Libano, e da lì raggiungeremo in auto Damasco, capitale della Siria. Entrambe le città hanno origini molto antiche. La prima è stata la culla della civiltà fenicia e della scrittura cuneiforme, la seconda è il principale centro  culturale e religioso del Levante.
Oggi sappiamo la devastazione subita da queste città a causa della guerra infinita che imperversa in quei territori, ma per nostra fortuna nel 1966 la vita scorreva abbastanza tranquilla.







  17 e 18 luglio 1966

Abbiamo raggiunto il punto estremo verso oriente del nostro viaggio, quello più sconosciuto e misterioso delle nostre esperienze di viaggio. Anche le nostre conoscenze scolastiche non ci sono di grande supporto. La curiosità comunque ci sostiene.
Di prima mattina abbiamo lasciato il porto di Beirut, la città sembra ancora addormentata. Nonostante i palazzi imponenti e lussuosi che ricordano un po' la Montecarlo della Costa Azzurra, ci sono persone che dormono per strada, accanto ai portoni, agli alberi dei viali, rannicchiati per terra e avvolti in lunghe tuniche a righe bianche e blu.
Per raggiungere Damasco ci hanno caricato a bordo di una vecchia auto americana, di quelle che possono ospitare 8/10 persone senza problemi; l'autista indossa un turbante, è chiaramente del posto e la sua guida è così spericolata che dobbiamo aggrapparci ai sedili per non volare fuori dall'auto. Sembra però che questo sia uno standard.... Appena fuori città, la strada diventa sterrata, le ruote sollevano tonnellate di polvere, ma la velocità non diminuisce. A tratti ci sono brusche frenate, per consentire a qualche gregge di pecore di attraversare la strada. Per fortuna è consentita una tappa intermedia a Baalbeck.
A Baalbeck si possono ammirare le rovine di un tempio romano dedicato a Giove, costruito sulle rovine di un altro tempio più antico e conosciuto come  Heliopolis all'epoca della conquista di Alessando Magno. Delle originali 54 colonne corinzie solo 6 sono rimaste.






e per non annoiare chi mi segue, il viaggio continua domani.



 
 

martedì 3 giugno 2014

Aspettando il Giro

A che ora passano? Alle due , forse prima, dice il Giacomino.

Il Giacomino è uno che di ciclismo se ne intende perchè legge la Gazzetta, e poi va al lavoro in bicicletta, con una molletta del bucato che stringe l'orlo del pantalone così non si sporca con il grasso della catena.

Meglio muoversi se no non vediamo niente.

La strada provinciale dove passeranno i corridori è appena fuori dal paese, non lontano da casa. Oltre i giardini il profumo delle rose si dissolve in fretta, lasciando il posto a un odore di niente, di spazi provvisori.

Qualcuno sta arrivando, si discute quale sia la posizione più strategica, meglio là dove la strada è in leggera salita oppure dove si allarga un po'? Il lungo rettilineo è deserto e silenzioso. Sono già le due passate e non si vede nessuno all'orizzonte. Il sole alto picchia forte, non c'è nemmeno una nuvola in cielo, nemmeno vicino alle montagne che segnano l'orizzonte.

Tu a chi tieni? Io tengo a Bartali.

Anche se adesso si sentono alla radio dei nomi nuovi, la scelta è quella. O tieni a Bartali o tieni a Coppi. O ti piace la Sofia Loren o ti piace la Lollobrigida. O sei della DC o sei comunista. Punto.

A turno le persone che si sono raccolte ai bordi della strada si piegano come in un inchino, per vedere più lontano, caso mai ci fossero novità, ma il fondo è tremolante e indistinto. Poi all'improvviso un voce un po' più in là dice 
Arrivano!

Tutti fanno un passo avanti e finiscono quasi in mezzo alla strada, ma a spuntare non sono i corridori; è un'automobile  nera , di quelle con l'altoparlante sul tetto e un uomo dentro, col cappello, che parla con il microfono così vicino alla bocca che sembra voglia mangiarselo.
La macchina viene avanti piano piano. Quando la voce tace, il tale col cappello abbassa il finestrino e lancia foglietti di carta colorata che all'inizio sembrano volare verso l'alto ma poi cambiano idea e vanno giù lentamente a sparpagliarsi sull'asfalto.
Un ragazzino ne raccoglie qualcuno ma evidentemente non è interessato alle offerte straordinarie del Mobilificio Lombardo e un po' deluso li ributta in terra.

Sarebbe bello avere una panchina dove sedersi un po'... meglio ancora se arrivasse il carretto dei gelati. Inutile pensarci, tanto il Giro sarà qui a minuti.
La gente sta esaurendo tutta l'eccitazione dell'attesa e sbuffa un po'; chi ce l'ha, guarda continuamente l'orologio e chi non ce l'ha chiede ogni due minuti che ore sono.

Poi improvvisamente l'atmosfera cambia. Si sente della musica, qualcuno ride, si battono le mani. E' arrivata la carovana del Giro!
Anche lo scorso anno è stato così ! Ci sono un paio di automobili lunghe e scoperte come quelle che si vedono nei film americani. Tengono la radio accesa a tutto volume e sulle fiancate hanno delle sgargianti scritte pubblicitarie. Ma soprattutto le ragazze che stanno sedute un po' a mezz'aria sui sedili posteriori lanciano omaggi agli spettatori : piccole confezioni di dentifricio, bustine con campioni di borotalco, caramelle!!!

Subito ai bordi della strada si scatena una guerra fratricida alla conquista del trofeo che verrà orgogliosamente mostrato a parenti ed amici con il commento IO C'ERO!

Mentre le auto si allontano, gli astanti (!!), dopo aver indecorosamente spazzato il ciglio della strada, sembrano ricomporsi perchè ormai è arrivato il grande momento, ma non so perchè, dopo il trambusto, quelli più alti, che prima erano alle mie spalle, adesso mi stanno davanti e quasi mi impediscono di vedere la strada. Allungo il collo, mi tendo sulla punta dei piedi, trovo uno spiraglio...
Nonostante le grida di incitamento sento arrivare dalla strada un rumore leggero simile a  un sibilo di vento e poi all'improvviso ecco scorrere veloce "la cosa"... una massa colorata di schiene chine sui manubri, le teste incassate nelle spalle, il fruscio dei pedali e poi più niente. Il Giro è passato.

Hai visto la maglia rosa? Certo che l'ho vista!
Quante caramelle hai preso? Un po'... ma le ho già mangiate tutte.
Carino, eh, il tubetto del Colgate ! Sì,sì, l'ho regalato alla Loretta perchè le piaceva tanto...


Viva  il Giro d'Italia !!!